Attività vulcanica

ATTIVITA’ VULCANICA

L’attività attuale del vulcano comprende da deboli a moderate esplosioni intermittenti: le esplosioni stromboliane così definite da Mercalli (1907) perché, secondo l’Autore, sono l’espressione dell’attività normale del vulcano; eventi esplosivi violenti (i parossismi stromboliani, sempre secondo la definizione data da Mercalli); episodi di colate laviche. Oltre all’attività vulcanica, fenomeni rilevanti per la pericolosità sull’isola sono le frane e gli tsunami.

L’attività esplosiva origina da un numero variabile di bocche (5-15) localizzate in tre crateri principali situati a circa 750 m di quota all’interno della Sciara del Fuoco in una zona detta “terrazza craterica”.  La posizione dei crateri è rimasta sostanzialmente immutata nel tempo, mentre la loro morfologia è soggetta a modifiche anche profonde.

Attività normale

Consiste in esplosioni intermittenti della durata di pochi secondi, con frequenza variabile da 7 a 17 eventi/ora e frequenza tipica intorno a 13 eventi/ora (Ripepe et al., 2008), originate dalla risalita ed esplosione alla superficie della colonna magmatica di grandi bolle di gas. Le esplosioni stromboliane comprendono un ampio spettro di fenomeni che va dalla produzione di getti di magma collimati a uno spattering più o meno continuo. In base ad osservazioni visive, termiche, infrasoniche e sismiche sono stati distinti due gruppi principali: il primo dominato dall’emissione di frammenti balistici grossolani e il secondo caratterizzato dalla formazione di colonne di cenere, associate o non con l’emissione di materiale balistico. I prodotti raggiungono altezze variabili da qualche decina a qualche centinaio di metri e in genere ricadono nelle immediate vicinanze dei crateri. L’attività esplosiva è associata a un continuo (“passivo”) flusso di gas dall’area craterica, e a un degassamento “attivo” originato ogni 1-2 s da piccole esplosioni discrete di gas (puffing) (Ripepe et al., 2008).

All’interno dell’attività normale sono spesso distinti eventi più energetici (le esplosioni maggiori di Barberi et al., 1993), i cui prodotti ricadono a distanze di qualche centinaio di metri dai crateri.

I parossismi

I parossismi stromboliani sono i fenomeni eruttivi più pericolosi del vulcano. Sono eventi impulsivi che consistono in sequenze di esplosioni dai diversi crateri, spesso accompagnate da forti detonazioni descritte dai testimoni come singoli o ripetuti colpi di cannone. Il nome dato a questi eventi dagli abitanti di Stromboli ai tempi di Mercalli: “scatti del vulcano”, ben ne rispecchia il carattere improvviso.

I parossismi sono associati all’emissione di getti di gas e materiale frammentato che evolvono in colonne sostenute di breve durata, alte fino a 10 km negli eventi a scala più grande, che causano la ricaduta dei materiali leggeri sui versanti, fino al mare. A seguito dei grandi parossismi passati viene spesso descritto il mare coperto di pomici, galleggianti per più miglia intorno all’isola. Blocchi balistici di dimensioni metriche e bombe vengono lanciati fino a distanze di alcuni chilometri.

Un fenomeno secondario associato ai parossismi è lo scorrimento di valanghe incandescenti, dovute al rapido accumulo e conseguente rimobilizzazione di materiale caldo sui versanti del vulcano. In alcuni casi, le valanghe hanno raggiunto il mare e provocato anche vittime come nell’eruzione del 1930.

Secondo Barberi et al. (1993) negli ultimi due secoli si sono verificati circa 29 parossismi. Gli ultimi due parossismi sono accaduti il 5 aprile 2003 e il 15 marzo 2007. Come volume di materiale emesso e area di dispersione dei prodotti sono stati nettamente inferiori ad altri parossismi documentati nel secolo scorso, come ad esempio l’eruzione dell’11 settembre 1930, probabilmente l’evento più grande avvenuto al vulcano da quando è iniziato l’attuale comportamento eruttivo.

Colate laviche

Periodicamente (in media ogni quattro anni dal 1888) si verificano episodi effusivi per trabocco della lava dai crateri o a causa dell’apertura di bocche lungo la Sciara del Fuoco, qualche centinaio di metri sotto i crateri. Le crisi effusive possono protrarsi per ore o mesi. Gli eventi più importanti per durata e volume emesso sono quelli associati all’apertura di fratture nella Sciara. Gli ultimi due episodi, nel 2002-2003 e nel 2007, hanno avuto rispettivamente una durata di circa 6 mesi e di 35 giorni e volume comparabile, nell’ordine di 107 m3.

Frane e tsunami

La conformazione dell’isola, con pendii ripidi formati dall’alternanza di colate laviche e scorie la rende soggetta al verificarsi di fenomeni franosi, ma la parte più soggetta a questo tipo di fenomeni è la Sciara del Fuoco, perchè è stata sede in passato di ripetuti collassi laterali ed è riempita da materiali incoerenti e instabili costituiti dai prodotti dell’attività attuale. Il 30 dicembre 2002, nei giorni inziali della crisi effusiva 2002-2003, si sono verificate due frane principali nella Sciara: una sottomarina e l’altra subaerea di volume comparabile (rispettivamente 10.9 x106 m3 e 13.5 x106 m3). La frequenza di accadimento degli eventi di questa scala non è nota, ma studi di geologia marina hanno evidenziato che negli ultimi 5000 anni si sono verificati almeno un collasso di versante di taglia nettamente superiore e 9 eventi di taglia paragonabile a quello del dicembre 2002.

A loro volta, le frane del versante hanno originato onde di tsunami alte fino a circa 11 m che hanno provocato notevoli danni lungo la costa nordorientale dell’isola.  Anche questo fenomeno era già stato documentato in passato, in associazione con numerosi parossismi del secolo scorso.

Questo stile di comportamento inizia circa 1500 anni fa e da allora il vulcano ha mantenuto il suo stato di attività persistente apparentemente senza grandi modifiche o interruzioni. La persistenza dell’attività esplosiva, visibile a decine di chilometri di distanza, gli ha guadagnato il nome di Faro del Mediterraneo. Periodi di quiescenza, durante i quali lo Stromboli si è trovato unicamente in uno stato di attività fumarolica, si sono sicuramente verificati. Il più recente, della durata di circa tre mesi, ha seguito l’ultimo importante episodio di emissione lavica, avvenuto nei primi mesi del 2007. Un periodo di quiescenza di alcuni anni si ebbe dopo il parossisma del 1907. Questo rese necessaria la costruzione di un faro a Strombolicchio, a causa del totale spegnimento del grande Faro del Mediterraneo.

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